Acqua pubblica, in Consiglio mozione su aziende partecipate

MAGIONE – “Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”, convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art. 15 del decreto legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee”, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?”. E’ questo il testo referendario su cui si sono espressi gli italiani con milioni di “SI” nel giugno del 2011.

Il referendum abrogava una norma riguardante l’affidamento dei servizi, ma il quesito di fatto non ha mai messo in discussione la privatizzazione dell’acqua – che era ed è rimasta un bene pubblico – ma le modalità di affidamento del servizio ed eventualmente la privatizzazione delle società che gestiscono il servizio. Cosa è successo dopo il referendum? Semplicemente è stata abrogata quella legge, che non è stata sostituita da nessuna legge. In questa mozione di maggioranza del gruppo consiliare “Magione Viva” si cerca di fare il punto sulla situazione locale e regionale ribadendo la necessità che la partecipata Umbra Acque rimanga a maggioranza pubblica e sia fortemente orientata nelle scelte aziendali dalla componente azionaria facente capo ai Comuni.

Il testo della mozione

OGGETTO: Acqua, rafforzamento del controllo pubblico su bene comune essenziale e diritto universale

PREMESSO CHE:
– l’accesso degli individui all’acqua rappresenta un diritto universale ed inalienabile;
– l’acqua è un bene comune pubblico indisponibile e tutte le acque – superficiali e sotterranee – anche se non estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà, equità e pari opportunità d’accesso;
– la gestione del servizio pubblico locale di distribuzione dell’acqua – anche in base al risultato del primo quesito referendario del 12 e 13 giugno 2011 – dovrebbe essere affidata a soggetti in house delle pubbliche amministrazioni senza gara di mercato ad evidenza pubblica: argomento che, a seguito dell’esito referendario, non ha ancora ricevuto una disciplina legislativa organica e coerente
con il predetto esito.

CONSIDERATO CHE
– il servizio idrico integrato – inteso come l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione di acque reflue – nel Comune di Magione è gestito, a seguito di gara ad evidenza pubblica di dimensione extracomunale, dalla società per azioni Umbra Acque;
– il capitale sociale di Umbra Acque Spa è attualmente pari a 15.549.889,00 euro distribuito per il 60 per cento tra soggetti pubblici – con il Comune di Perugia titolare della quota di maggioranza, pari al 33,33 per cento – e per il 40 per cento tra soggetti privati, Acea spa;
– la quota di capitale sociale del Comune di Magione è pari a 240.124 azioni, equivalenti all’1,544 per cento e che la quota complessiva dei comuni dell’area Trasimeno e Corciano non supera nel suo complesso un milione di azioni, per una percentuale di proprietà inferiore al 6 per cento di capitale sociale (5,968 per cento);
– la composizione azionaria del socio di minoranza privato Acea vede un controllo pubblico al 51 per cento da parte di Roma Capitale – ente territoriale speciale subentrato in tutte le funzioni istituzionali al Comune di Roma – a fronte di un 18,64 per cento in mano al mercato diffuso e un 33,36 per cento controllato da società private;
– il valore complessivo delle azioni di Acea spa in Umbra Acque equivale a circa 6,2 milioni di euro;

EVIDENZIATO CHE
– per la gestione di tematiche complesse come acqua e rifiuti – da un punto di vista di efficienza, economicità ed efficacia del servizio – si ritiene, in maniera condivisa e sempre più inequivocabile, che l’ambito territoriale di riferimento non possa essere comunale, ma sovracomunale se non addirittura regionale ed interregionale;
– anche per quanto sopra evidenziato i quattro Ambiti territoriali integrati (Ati) sono in procinto di essere sostituiti dall’Autorità umbra per i rifiuti e le risorse idriche (Auri), che ha potere di programmazione e pianificazione pubblica (piano d’ambito) e controllo come authority, di dimensione regionale;
– la prossima attribuzione del servizio idrico integrato sarà predisposta sulla base delle normative in quel momento vigenti dalla stessa Auri per tutto il territorio regionale;

SOTTOLINEATO CHE
– la ripubblicizzazione completa della società di gestione del servizio idrico integrato, ovvero l’acquisto delle azioni dell’unico componente privato – comunque sottoposto a controllo pubblico per il tramite del Comune di Roma – di Umbra Acque, Acea, avrebbe un costo non sopportabile da nessuno dei comuni titolari di quote di capitale sociale, pari – lo si ripete – ad oltre 6,5 milioni di euro di investimento;
– la ripubblicizzazione del 2/5 della componente privata di Umbra Acque, per quanto sopra sottolineato, risulta un’operazione finanziaria di portata esclusivamente regionale o governativa;
– seppur lontano dal concetto di gestione tramite un ente di diritto pubblico (ex artt. 31 e 114 del D.lgs n. 267/2000), l’indirizzo pubblico nelle società per azioni è – di fatto – sempre garantibile con un pacchetto di controllo superiore alla metà più uno delle azioni, come nel caso di Umbra Acque in cui il rapporto tra pubblico e privato è di 3 a 2;

IL CONSIGLIO COMUNALE IMPEGNA LA GIUNTA A
1) ad incaricare la Commissione consiliare competente a prevedere l’eventuale inserimento nello Statuto comunale di specifici richiami al diritto fondamentale all’acqua e allo status dell’acqua come bene comune pubblico;
2) ad evitare – pur nel quadro di garanzie offerto dalla nuova authority pubblica regionale (Auri) con compiti di pianificazione, indirizzo e controllo – che intervengano, per quel che attiene la fase gestionale del servizio integrato, modifiche nella composizione societaria affinché questa (Umbra Acque) rimanga a maggioranza pubblica;
3) promuovere l’uso dell’acqua di acquedotto pubblico per usi idropotabili, a partire dall’introduzione di nuove fontanelle di acqua potabile pubbliche anche fuori dal capoluogo comunale;
4) sollecitare formalmente la nuova Auri regionale affinché intraprenda campagne di sensibilizzazione finalizzate alla riduzione dei consumi di acqua in eccesso e degli sprechi domestici; disponga ulteriori modalità di informazione da parte del gestore sulla qualità dell’acqua nelle diverse zone del territorio; attivi misure concrete per ridurre progressivamente la dispersione dalla rete idrica; si impegni ad un chiarimento con gli enti sovraordinati in merito all’assenza di una legislazione coerente con l’esito referendario del
2011; favorisca investimenti per l’estensione e la qualificazione della rete;
5) intraprendere qualunque positiva azione per contenere le tariffe relative al servizio idrico integrato e favorire, nel caso di fragilità sociale di nuclei familiari, soluzioni efficaci per dare sollievi a situazioni di morosità legata al disagio economico

Magione, lì 16 febbraio 2016

Massimo Ollieri
Capogruppo di Magione Viva

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