Barchetto di San Feliciano, il rogo e il futuro del Museo
MAGIONE 17/06/2017 – Un rogo notturno avvenuto lo scorso mese – su cui rimangono ancora diversi interrogativi, in particolare sulla sua natura dolosa o colposa – ha ridotto in cenere l’ultimo esemplare di “Barchetto del Trasimeno”: un simbolo della vita e dell’economia del lago. Il fatto, con tutta probabilità frutto di uno scellerato atto di vandalismo, è avvenuto all’interno del cortile del Museo della Pesca di San Feliciano. Risalente ai primi decenni del Novecento, veniva utilizzato per un tipo di pesca a strascico detta “Gorro”. Alla barca nel tempo era stata aggiunta una cabina per il trasporto delle persone verso Isola Polvese. Più tardi, ormai esaurita la sua funzione, veniva restaurato da Jean Pierre Capolsini, attuale presidente della Lega Navale del Trasimeno, ed esposto nell’area esterna del museo. Tralasciando qui le indagini scaturite con la distruzione del barchetto, è certo che il rogo di un reperto storico come il barchetto non può essere declassato a semplice ragazzata, ma appare come un gesto molto grave di inciviltà ed inconsapevolezza del danno arrecato. Ne sono scaturite molte polemiche, ma anche qualche opportunità per il futuro ed una travolgente voglia di impegno di associazioni e volontari per trovare fondi per una ricostruzione dell’antica barca andata distrutta.
Il richiamo del sindaco contro le “strumentalizzazioni politiche” “Rispetto a quanto avvenuto sia maggioranza che opposizione mostrino massima fermezza ed equilibrio, evitando processi sommari e procedendo in maniera unitaria: collegare un atto vandalico come l’incendio di un cimelio della storia del Trasimeno con la presunta trasandatezza dell’area esterna del museo, derivante peraltro da comportamenti incivili di vario genere, è inaccettabile. Non si tenda a giustificare l’accaduto e non si fornisca un’immagine falsa del museo, un luogo a cui tutti siamo affezionati”. È stata questa la risposta netta di Giacomo Chiodini, sindaco di Magione, alle critiche provenienti da parte delle opposizioni in Consiglio comunale sulla vicenda del rogo del Barchetto del Trasimeno.
Perchè il Barchetto era posizionato nell’area esterna del Museo? Il sindaco sottolinea come “la scelta di tenere il barchetto all’esterno fu presa fin dall’inaugurazione del museo nella seconda metà degli anni Novanta. Dal 2005 il pezzo, inadatto per le sue dimensioni a stare all’interno, è stato esposto su una piattaforma appositamente realizzata. Una scelta museale quindi e non l’incuria di chi gestisce il luogo. Negli ultimi due anni – ricorda il primo cittadino – le azioni di miglioramento e gli investimenti nel museo sono stati molteplici e lineari, sotto l’attenta regia di Vanni Ruggeri, consigliere delegato alla cultura del Comune, del consulente scientifico Ermanno Gambini e della cooperativa di gestione Sistema Museo. Paradossalmente, nonostante le odierne ristrettezze di bilancio, è dai tempi della sua fondazione, avvenuta in anni di grandi possibilità economiche, che sul museo non si investiva così tanto”.
Il Museo della Pesca, mai tanti investimenti come in quest’ultimo biennio È Vanni Ruggeri a ricordare le ultime scelte dell’amministrazione. “Proprio in questi giorni – spiega – assieme a Lega navale, circolo rematori, proloco e al consigliere comunale di San Feliciano Paolo Baldassarri stavamo acquisendo preventivi per un restauro del barchetto a oltre 15 anni dal precedente intervento. Un’azione di rilancio che si sarebbe unita a molte altre già in corso o terminate. Alcune strettamente burocratiche, come la recente acquisizione del demanio esterno dalla Provincia, necessaria per un maggior decoro e anche per il passaggio dell’intero immobile del museo al Comune. Una parte dell’edificio, l’intero primo piano, potrà così ospitare le varie associazioni culturali legate alla tutela e valorizzazione del Trasimeno. Per quanto riguarda invece gli investimenti diretti, pari ad oltre 100mila euro – continua Ruggeri – si è proceduto a realizzare una nuova sala espositiva per mostre temporanee, al risanamento integrale del legno di copertura esterno, alla tinteggiatura delle pareti esterne, a un aggiornamento innovativo del percorso museale in collaborazione con l’istituto italiano di design di Perugia che è attualmente in corso, nonché all’adeguamento dell’impiantistica del primo piano”.
Ricostruire il Barchetto, una raccolta fondi per partire In merito al barchetto, amministrazione ed associazioni, stanno valutando la realizzazione di una copia a dimensioni reali. Già vi sono proposte di donazione e possibili bandi pubblici a cui attingere. In particolare, su iniziativa del consorzio residenti La Rocca, è stata lanciata una vendita straordinaria di “calendari estivi” per raccogliere risorse sufficienti ad avviare l’impresa di ricostruire l’antica barca. Il gruppo di lavoro formato da rappresentanti della Cooperativa pescatori del Trasimeno, pro loco di San Feliciano, Museo della Pesca San Feliciano – Sistema museo, Atlante linguistico dei laghi Italiani (Alli), Associazione recupero barche interne tradizionali (Arbit), Lega navale sezione Trasimeno e Circolo rematori di San Feliciano esporranno le iniziative di cui si
sono fatti promotori per la ricostruzione del “barchetto” andato distrutto a causa di un atto vandalico. Al fine di garantire il corretto utilizzo dei fondi che verranno raccolti, è stato aperto un conto corrente specifico dalla pro loco di San Feliciano. All’iniziativa hanno dato il loro supporto anche le aziende magionesi Pesciarelli e Cancelloni food service. Tra le prime iniziative finalizzate alla raccolta fondi per la ricostruzione della storica imbarcazione un Calendario dell’estate, ideato e creato da Marco Pareti, e realizzato con il supporto organizzativo di Rosanna Milone. Il ricavato dalla vendita delle 700 copie stampate, al netto delle spese di grafica e stampa, è destinato completamente al progetto Barchetto.
Il valore scientifico dell’antica barca Per il suo alto valore storico l’amministrazione comunale si stava adoperando nella ricerca di fondi e maestranza al fine di effettuare un completo restauro del mezzo nautico. «Una grave perdita che priva il patrimonio storico e antropologico del museo di un pezzo unico» è il commento di Vanni Ruggeri, delegato alla cultura del Comune di Magione che prosegue: «un atto che lascia ancora più amareggiati perché erano già stati avviati contatti con privati interessati a finanziarne il restauro». La storia Sulla vicenda interviene anche Ermanno Gambini, Università degli Studi di Perugia – progetto Atlante linguistico dei laghi italiani (Alli), a cui è affidata la consulenza scientifica del Museo della Pesca. «La perdita di questa ultima imbarcazione tradizionale dei pescatori del Trasimeno – fa sapere Gambini ripercorrendone la storia – legata alla pesca con la rete a strascico, detta gorro, priva il Museo della pesca e del Lago Trasimeno di San Feliciano di un reperto di grande importanza. Il barchetto nel Medioevo fu utilizzato anche come barca di appoggio nella pesca dei tori.
Il suo nome era navigiolo. La fine di questa grande pesca del lago, avvenuta in corrispondenza con l’enorme piena del lago di fine Cinquecento, che culminò nell’anno 1602, segna la fine di un’epoca, ma non di questa barca di stazza intermedia, molto sicura e manovrabile, che era utilizzata anche dalle guardie del lago perché con essa si poteva attraversare il lago in ogni stagione. La pesca del gorro fu abbandonata intorno alla metà degli anni Trenta del secolo scorso. L’uso successivo di questo barchetto è legato al trasporto di persone da e per Isola Polvese con l’inserimento di una cabina per proteggere i viaggiatori: San Feliciano – conclude – perde non una vecchia imbarcazione da museo, ma l’ultimo testimone di una storia lunghissima che è legata ai suoi pescatori e alla grande tradizione peschereccia del Trasimeno».