Trasimeno in piena, 7 cose da sapere sulla riapertura dell’emissario

10296744_10202279261325454_2194100492856640402_nUn test da cinque centimetri. Entro la fine delle festività natalizie l’emissario del Trasimeno sarà sperimentalmente aperto per verificare – dopo trenta anni d’inutilizzo – la funzionalità del canale artificiale che collega il lago al torrente Caina, e poi da questo al Nestore fino al fiume Tevere. Si tratta di una prova generale per abbassare il bacino da +20 a +15 centimetri sullo zero idrometrico. A quella soglia il livello sarà lasciato libero di salire fino almeno a +27, punto limite per i mesi a forti precipitazioni. E’ un’operazione, in un certo senso “storica”, che desta molta curiosità ed anche qualche critica. E’ utile quindi fare chiarezza su alcuni aspetti: ecco 7 cose da sapere.

Nell’immagine: Pontile degli Spagnoli (Giorgio Brusconi, 2014)

1) Pioggia record: il lago può crescere anche 10 centimetri in un solo giorno
La serie storica di dati sul livello e sulle piogge è facilmente consultabile. Il lago ha dimostrato di poter salire in appena un anno di oltre un metro e 30 centimetri, come accaduto nel 2013. Il Trasimeno è protagonista di crescite talvolta anche repentine: nel gennaio 2010 il livello aumentò di 36 centimetri in un mese; nel novembre 2012 fece 30 centimetri in 3 giorni. Quest’anno si registra il record più significativo: il lago ha chiuso con il massimo storico dell’ultimo quarto di secolo, +29 centimetri raggiunti il 4 maggio scorso.

2) Prevenire è meglio che curare: alla soglia dei +60 centimetri scatta l’emergenza danni
Non tutti i comuni rivieraschi sono esposti ai medesimi rischi. Un +60 centimetri sullo zero idrometrico può compromettere strutture pubbliche e private lungo le sponde di Tuoro e Castiglione del Lago; in particolare il sistema fognario, gli attracchi e le strade. Magione può “resistere” fino a quota +70, sforata la quale inizia ad allagarsi il lungolago di San Feliciano. Premesso che la natura deve fare il proprio corso – come ci insegna il vecchio monito “Il lago non vende, affitta” – e che i suoi cicli sono imprevedibili, per quanto è possibile è nostro dovere evitare potenziali danni con azioni programmate.

3) Un emissario (acqua in uscita) dieci volte più lento dell’immissario (acqua in entrata)
Il Trasimeno è alimentato principalmente dalle piogge, ma ha anche un immissario artificiale: l’Anguillara a Panicarola (Castiglione del Lago). Un canale – su cui confluiscono i torrenti Tresa, Maranzano, Moiano e Rio Maggiore – che è stato realizzato nel 1958 con un duplice obiettivo: ampliare il bacino del Trasimeno ormai prossimo all’impaludamento e contenere i flussi diretti al lago di Chiusi, allora a rischio esodanzione. L’Anguillara ha una portata potenziale di 80 metri cubi al secondo, quantità facilmente raggiunta nella stagione invernale: una massa d’acqua 10 volte superiore a quella che contemporaneamente può uscire dall’emissario di San Savino (Magione). La gestione delle piene del Trasimeno non può peraltro non tener conto del livello del lago di Chiusi. I due bacini sono vasi comunicanti proprio per mezzo del sistema realizzato nel 1958. Non sempre però Chiusi può ricevere l’acqua della Tresa a causa del rischio costante di livello troppo alto.

4) Tre giorni per far defluire un centimetro d’acqua
L’emissario artificiale di San Savino (Magione), realizzato nel 1898, ha una portata massima di soli 8 metri cubi al secondo. Un centimetro di specchio d’acqua del Trasimeno equivale a circa 1,2 milioni di metri cubi d’acqua. Complice anche un passaggio in galleria nel tratto tra l’Oasi La Valle e l’inizio della frazione di Casenuove, il canale “lavora” molto lentamente ed i suoi effetti possono essere completamente annullati da una pioggia battente di media durata, in particolare con l’Anguillara e gli altri fossi minori (Paganico e Pescia) in piena.

5) Montedoglio, un piccolo immissario “a chiamata”
Polemiche se ne possono fare a bizzeffe: i costi, i tempi, gli interessi contrapposti tra Regione Toscana e Regione Umbria. E’ un fatto però che il Trasimeno ha da poco un’altra freccia al proprio arco per una definitiva stabilizzazione del livello. L’allaccio alla diga di Montedoglio non ha funzioni finalizzate esclusivamente all’agricoltura (stop agli attingimenti idrici diretti e riduzione dei costi dell’acqua, più bassi perchè disponibile per caduta e non per sollevamento), ma può aprirsi alla cosidetta immissione diretta in caso di necessità. Un intervento fattibile per mezzo di una bocca apribile nei pressi del torrente Paganico (Castiglione del Lago). Si tratta in effetti di un nuovo immissario, certemente più modesto dell’Anguillara, ma comunque utile per un maggiore controllo dell’uomo sulle oscillazioni di livello del lago. Il “tubone” del Montedoglio può immettere fino a 4 metri cubi d’acqua al secondo: in pratica un centimetro ogni 4 giorni circa.

6) I pescatori a protezione del pesce: il caso (assai remoto) dei “tentativi di fuga” di alcune specie
L’ipotesi che con l’emissario aperto il pesce possa prendere la via della corrente lungo il canale emissario è considerata dagli esperti, a partire dai biologi del centro ittiogenico del Trasimeno, molto remota. Per evitare comunque problemi, la cooperativa dei pescatori del Trasimeno di San Feliciano è coinvolta nelle operazioni del test generale di deflusso delle acque. Diversi di loro in quei giorni saranno infatti impegnati nel monitoraggio di appositi tofi collocati nei pressi dell’emissario: alcune specie ittiche potrebbero infatti avvertire “il tiro” della corrente subendone un’insana attrazione.

7) Rimuovere il fondale anzichè l’acqua: più facile a dirsi che a farsi
Alcuni, in maniera ineccepibile da un punto di vista teorico, consigliano di non aprire l’emissario facendo abbassare il livello tramite costanti e diffusi dragaggi del fondale, con conseguente rimozione del materiale depositato nel tempo. Un’operazione che ha però costi astronomici, non sostenibili nemmeno nei “dorati” anni Ottanta e Novanta. Inoltre quei fanghi di fondo vengono classificati “rifiuto speciale” da una discutibile normativa nazionale, tuttora oggetto di dibattito: questo farebbe lievitare ancora di più l’eventuale spesa, dovendo provvedere in tal caso ad uno smaltimento dei rifiuti del tutto particolare.

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