(Corriere dell’Umbria / 10 agosto 2024) – Il drastico calo demografico, l’invecchiamento della popolazione, la riduzione dei flussi migratori in entrata, il tendenziale spostamento delle famiglie con bambini verso le realtà cittadine più ricche di servizi, il numero impressionante di case vuote nei centri storici, i tanti edifici abbandonati nelle campagne e la “nuova artificiosa giovinezza” assicurata nel mercato immobiliare dal “Superbonus 110” all’usato. Sono elementi diversi – ma accomunati tra loro – che definiscono un contesto, quello umbro, in cui secondo l’Istat la regione perde in maniera costante ogni anno circa 2mila abitanti e dove una casa su quattro è vuota. Eppure – in quasi tutti i territori della regione – i piani regolatori continuano a presentare vaste aree edificabili a destinazione d’uso residenziale. Zone che per ragioni demografiche, economiche e ambientali andrebbero cancellate con una rivoluzione dal basso che riveda in maniera rapida e decisa gli strumenti urbanistici dei comuni, anche con interventi legislativi ad hoc che potenzino la discrezionalità degli enti nell’operare in chiave di riduzione di consumo di suolo, favorendo la rinuncia volontaria da parte dei proprietari alle volumetrie in eccesso.