Termovalorizzatore, Chiodini: “Solo Regione può rivedere scelta, Auri ha solo ruolo tecnico”

“L’Autorità umbra per l’idrico e i rifiuti (Auri) è un ente tecnico gestito dai sindaci, ma come per le tariffe risponde ai diktat capestro dell’autorità nazionale Arera, per la programmazione in materia di rifiuti sottostà alla pianificazione regionale. Un’ambiguità di fondo che andrà sciolta con una revisione del ruolo e del funzionamento dell’authority. Ad oggi, in questo contesto, solo la Regione può eventualmente rivedere la scelta del termovalorizzatore”. Giacomo Chiodini, vicepresidente uscente di Auri, interviene nel dibattito apertosi in questi giorni sulle possibili azioni che la stessa, guidata oggi dal sindaco di Spoleto Andrea Sisti, potrebbe mettere in campo per “ritirare il bando per la realizzazione del termovalorizzatore previsto in Umbria”, come sollecitato tra gli altri anche dal consigliere regionale Pd Fabio Paparelli.

“Pur comprendendo e condividendo le perplessità provenienti dal centrosinistra – specifica Chiodini – va ricordato che si tratta di un bando, peraltro già pubblicato, che risponde a quanto approvato con legge regionale dal centrodestra e che prevede, come contenuto nel piano dei rifiuti, che la localizzazione dell’impianto di termovalorizzazione avvenga sulla base di una proposta proveniente dallo stesso privato che si proporrà di costruirlo. Si è sempre voluto far credere che saranno i sindaci a decidere dove sarà realizzato l’impianto, ma è un equivoco volutamente creato dalla Regione per liberarsi dalla responsabilità di individuare una specifica zona per il termovalorizzatore. Sarà infatti il privato a proporre il luogo sulla base di un freddo e asettico equilibrio economico-finanziario, ignorando le indicazioni delle amministrazioni locali e delle rispettive comunità”.

“I sindaci – sottolinea l’ex vicepresidente – hanno più volte sollevato perplessità e critiche su questa programmazione che però ormai a oggi diventa difficile da smontare. Non è affatto semplice per Auri fermare un processo che è frutto dell’applicazione della normativa regionale. Solo la futura maggioranza in Regione – conclude Chiodini – potrà, se ne avrà la forza, rivedere un piano che non ha preso in considerazione possibili accordi interregionali di chiusura del ciclo, lanciandosi in una costosa soluzione che immancabilmente i territori, di qualunque colore politico, osteggeranno al momento della sua effettiva realizzazione”.

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